venerdì 11 marzo 2011

Orgoglio e Pregiudizio - Jane Austen

Orgoglio e Pregiudizio
Autore: Jane Austen
Anno di pubblicazione : 1813

Racconta la storia della famiglia Bennet composta dai genitori e da cinque sorelle : Jane, Elizabeth, Mary, Catherine e Lydia.
La signora Bennet è una donna priva di intelligenza ed ha un unico scopo nella vita: trovare un buon marito alle figlie.
La famiglia Bennet abita a Longbourn nell’Hertfordshire, in Inghilterra.
Charles Bingley è un ricco scapolo che si stabilisce con le sue sorelle e il suo migliore amico, il signor Darcy, a Netherfield, una località nei pressi di Longbourn, dove abitano i Bennet.
La signora Bennet cerca di convincere il marito ad avere un incontro con il nuovo arrivato perché desidera che egli possa diventare uno dei suoi cinque generi.
I vari balli a cui è impegnata tutta la società aiuta la conoscenza tra il signor Bingley e la maggiore delle sorelle, Jane.
Durante una festa organizzata in onore dei nuovi arrivati  Darcy è invitato dal signor Bennet a ballare con Elizabeth, ma lui dice che non è abbastanza bella.
Darcy al contrario di Bingley non vuole far conoscenza con altre persone che non siano di alta estrazione sociale come la sua.
La famiglia Bennet riconosce  la gentilezza di Bingley, mentre prova antipatia verso il signor Darcy, che dimostra di essere arrogante.

Giorni dopo a casa Bennet arriva la notizia della visita di Collins, un ecclesiastico che avrebbe ereditato la tenuta di Longbourn alla morte di Bennet.
Egli vuole cercare moglie e sceglie di trovarla tra le figlie Bennet e punta verso Elizabeth, che essendo una ragazza che crede solo nei matrimoni d'amore, rifiuta decisamente la proposta.
Questo non crea problemi nel Signor Collins che cambia obiettivo e alla fine sposa un'amica di Elizabeth, Charlotte Lucas, interessata più ai suoi soldi che alla persona.

Le ragazze nel frattempo sono affascinate dall'arrivo nel reggimento della città del Signor Wickham, un ragazzo molto vivace .
Wickham racconta ad Elizabeth come la sua vita è stata resa difficile dalla decisione del Signor Darcy di rifiutargli un beneficio ecclesiastico, destinato a lui dal padre di Darcy  nel suo testamento. Questa confessione fa crescere l'antipatia della famiglia Bennet e soprattutto di Elizabeth nei confronti di Darcy.

Nel frattempo, la conoscenza tra Bingley e Jane era arrivata ad un punto tale da far pensare al matrimonio, ma improvvisamente lui deve lasciare e il paese per andare a Londra. La sorpresa nella famiglia Bennet è grande e Jane soffre molto.
Per diminuire il suo dolore, Jane è invitata a casa degli zii , mentre Elizabeth è ospitata dall'amica Charlotte e dal Signor Collins, nel Kent.
Elizabeth scopre che Darcy si trova proprio in questa regione, ospite di una zia, vicina dei Collins. La frequentazione tra le due famiglie è inevitabile.
Questo però permette ad Elizabeth di scoprire che Darcy aveva avuto un ruolo fondamentale nella partenza frettolosa di Bingley, e quindi nella conseguente separazione da Jane. Ancora arrabbiata da questa scoperta, Elizabeth, riceve una proposta di matrimonio proprio dal Signor Darcy che finalmente dichiara il suo amore per lei.
Ma Elizabeth lo respinge e lo accusa dell'infelicità di Jane e del Signor Wickham.

Il giorno dopo Darcy dà una lettera ad Elizabeth dove spiega molte cose.
Dalla lettura Elizabeth viene a conoscenza di come Wickham aveva rifiutato il beneficio ecclesiastico, in cambio di soldi che aveva facilmente speso in gioco d’azzardo. Subito dopo Jane ed Elizabeth tornano a casa.

In seguito Elizabeth parte per un giro dell'Inghilterra in compagnia degli zii . L'itinerario li porta anche alla proprietà di Darcy. La zia, ignara delle vicende della nipote con il proprietario, chiede di vedere la tenuta. All’incontro con Darcy , Elizabeth è imbarazzata, ma l'affabilità con cui è trattata da Darcy comincia a farle cambiare idea nei suoi confronti. Nasce un sentimento tra i due.
La sera arriva un messaggio urgente ad Elizabeth con cui è informata della fuga di sua sorella Lydia con Wickham. Il ritorno a casa è immediato.
Darcy viene a conoscenza della vicenda e subito comincia le ricerche dei due fuggiaschi e una volta trovati, paga tutti i debiti di lui e li obbliga a sposarsi.

Con il chiarimento tra Darcy ed Elizabeth si annuncia sia il loro fidanzamento che quello di Bingley e Jane.
La storia finisce felicemente con Jane e il Signor Bingley sposati e anche con il matrimonio tra il Signor Darcy ed Elizabeth.
Il signor Darcy, pur di condurre all’altare Elisabeth, accetta un matrimonio sconveniente perché si sarebbe imparentato con dei borghesi, lui un ricco con parenti dei nobili. Per lui questo è un sacrificio di orgoglio che fa per coronare il suo sogno di amore con Elizabeth.












PERSONAGGI PRINCIPALI

Signor Charles Bingley
È un giovane le cui ricchezze lo rendono un buon partito per qualsiasi ragazza. Charles Bingley è bello, molto simpatico, alto, di bella presenza con maniere semplici e disinvolte. E’uno dei pochi borghesi che mette al primo posto nella sua vita i rapporti di amicizia con le altre persone.
Signor Darcy
È un giovane alto e snello, il volto dai lineamenti bellissimi, e di nobile aspetto. All’inizio del romanzo appare come un tipo egoista, superbo e crudele, anche se il suo carattere è ben diverso e si scoprirà solo più avanti che egli è un uomo comprensivo e sensibile.
Signorina Elizabeth Bennet
È una ragazza non bellissima in confronto alla sorella Jane. Elizabeth, a differenza delle sorelle, è l’unica capace di capire le situazioni e a prendere decisioni appropriate, è sempre cosciente di ciò che fa e cerca di agire con la massima razionalità. Per questo è la preferita, fra le sue cinque figlie, dal Signor Bennet,
 
Signorina Jane Bennet
È la più bella fra le sue cinque sorelle, oltre che per l’aspetto esteriore si fa ammirare anche per il carattere. Dice sempre quel che pensa ed è piena di buon senso e di allegria.
Lydia
È la più giovane delle sorelle Bennet, ha appena sedici anni ma già partecipa alla vita in società. Lydia ha un carattere spigliato ed è la preferita da sua madre. E’ molto interessata agli ufficiali e spera che uno di loro si innamori di lei. Insieme a Chaterine si dimostra ignorante e frivola.
 
Signor Wickam
È un giovane ufficiale distinto, dal portamento elegante, dalla figura alta e snella e con un modo di fare simpatico e cordiale. Conduce una vita sregolata e si indebita per il vizio del gioco d’azzardo


SPAZIO E TEMPO

Le vicende del romanzo si avvicendano nell’ Hertfordshire ed in particolare nelle residenze di Longbourn (quella dei Bennet) e di Netherfield (la residenza in cui Bingley e la sua compagnia trascorrono il periodo estivo).
La storia è ambientata nella tarda società del ‘700.


COMMENTO FINALE
I temi affrontati da questo romanzo sono quelli che caratterizzavano la società dell'epoca: il matrimonio, i rapporti tra i due sessi, il ruolo della donna.
All'epoca i matrimoni nascevano più dalla convenienza che dall'amore.

Cime Tempestose - Emily Bronte

Cime Tempestose
Autore: Emily Bronte
Anno di pubblicazione : 1847

La storia racconta del signor Lockwood, nuovo abitante di Thrushcross Grange che si reca a Wuthering Heights per conoscere i suoi nuovi vicini.
Le conversazioni non sono molto lunghe ed il padrone di casa, il signor Heathcliff, non sembra amichevole e si rivela scontroso sia con l’ospite sia con gli altri abitanti della casa, la signorina Cathy Linton, sua nuora, Hareton Earnshaw, suo nipote, Zillah e Joseph, i due domestici.
Durante il tragitto verso casa il signor Lockwood si ammala causa il gran freddo e per tutti i mesi invernali è costretto a rimanere a letto. La domestica ,signora Dean, si occupa di lui e, attraverso un flashback, racconta al suo padrone l’intera storia di Wuthering Heights.
Il suo racconto ci porta indietro di trent’anni, nel 1771, quando il signor Earnshaw torna a casa da un viaggio a Liverpool portando con sé un orfanello di sei anni, Heathcliff.
Viziato dal signor Earnshaw e odiato da suo figlio Hindley, fra il ragazzino e la piccola Catherine Earnshaw nasce un legame di complicità contro la tirannia di Hindley Earnshaw, fratello di Catherine.
Con la morte del vecchio signor Earnshaw, Hindley si sposa con Frances, e Catherine si trasferisce a Thrushcross Grange per alcuni mesi, ospitata dalla ricca famiglia Linton, dove reprime il suo carattere selvaggio ed impara a comportarsi da vera signora.
Negli anni successivi nasce Hareton Earnshaw, figlio di Hindley, ed avviene il matrimonio di Catherine che accetta la proposta di matrimonio offertale dal giovane e nobile signor Edgar Linton, e torna così ad abitare a Thrushcross Grange, insieme alla cognata Isabella Linton, sorella di Edgar.
A seguito di ciò Heathcliff fugge e rimane lontano da casa per tre anni.
Al suo ritorno egli si mostra molto diverso: è diventato ricco, sembra aver abbandonato le maniere rudi di un tempo ed è più alto e robusto. Isabella si innamora di lui e i due scappano insieme per qualche mese e si sposano, e Catherine, ancora innamorata di lui, inizia ad impazzire.
I due nuovi sposi vanno a vivere a Wuthering Heights, ma Isabella è vittima della crudele tirannia di Heathcliff che sembra essere impossessato da un demonio. Isabella scrive alla signora Dean una lunga lettera in cui le parla delle sue lunghe sofferenze e del suo dolore. Dopo qualche giorno, Isabella ha occasione di fuggire e di abbandonare finalmente la casa in cui era prigioniera; durante la fuga, alloggia per una notte a Thrushcross Grange dove si riposa e riprende le forze necessarie al proseguimento della fuga verso il sud dell’Inghilterra.
Intanto Catherine è costretta a rimanere a letto per diversi mesi a causa della sua pazzia e la notte in cui muore, dà alla luce la piccola Cathy Linton.
Nello stesso anno nasce anche il piccolo Linton, figlio di Isabella ed Heathcliff.  
Cathy è una bambina educata, motivata negli studi e con un grande affetto per il padre. Dopo alcuni anni una lettera di Isabella informa il fratello della sua malattia, invitandolo ad andarla a trovare. Il ritorno di Edgar è dovuto alla morte della sorella, la quale gli affida suo figlio Linton, ormai dodicenne. Ma Heathcliff, padre naturale, obbliga i Linton a restituirgli il figlio.
Durante numerose passeggiate a cavallo ai confini dei due casati avvengono ripetuti incontri fra Cathy, Linton ed Hareton; Cathy scopre di essere la cugina di entrambi ma ben presto si innamora di Linton, attirata dalla sua gentilezza e bellezza. Poco tempo dopo i due si sposano e vanno a vivere a Wuthering Heights, con grande felicità di Heathcliff, che in tal modo progettava di impossessarsi di tutte le ricchezze dei Linton e degli Earnshaw. La debole salute dello sposo andava sempre peggiorando, come quella dello zio Linton e, a distanza di poco tempo di differenza, morirono tutti e due realizzando così il progetto di Heathcliff.
Il signor Lockwood, guarito dalla lunga influenza, riparte per lavoro ma pochi anni più tardi ritorna per  saldare il conto dell’affitto con il signor Heathcliff. Ma la signora Dean gli riferisce della morte del padrone e così finisce per raccontargli anche l’ultimo pezzo della storia più recente, che vede protagonisti Cathy ed Hareton, i due cugini che un tempo si odiavano. Questi due giovani, infatti, capirono che alleandosi potevano sconfiggere la tirannia di Heathcliff; egli morì ossessionato dal voler incontrare Catherine, che non aveva mai smesso di amare.
Il romanzo si conclude con il felice matrimonio di Cathy ed Hareton che si trasferiscono a Thrushcross Grange.

PERSONAGGI PRINCIPALI
I personaggi principali sono Heathcliff, un orfano disadattato e violento che si innamora follemente di Catherine e che, dopo il suo matrimonio e la sua morte, inizia a vendicarsi aspramente dei suoi nemici e soprattutto sui loro ultimi discendenti, Cathy ed Hareton. Heathcliff troverà pace soltanto dopo la sua morte, con cui potrà raggiungere la sua amata.
Catherine è la seconda protagonista, che ricambia l’amore di Heathcliff, ma sposa Edgar; la donna muore dando alla luce Cathy, dopo un lungo periodo di depressione e pazzia causato dai continui litigi tra Heathcliff e il marito, le persone che amava di più.
Edgar, sembra quasi un uomo cattivo che si intromette tra l’amore dei due protagonisti, ma poi si scopre che egli nutre un profondo amore nei confronti di Catherine, curandola e rimanendo accanto a lei fino al giorno della sua morte.

Personaggi principali:
Heathcliff : protagonista del romanzo. Orfano disadattato e violento che si innamora follemente della sua sorellastra. Dopo il matrimonio e la morte di Catherine inizia a vendicarsi aspramente dei suoi nemici. Solo con la morte troverà la pace.
Catherine : protagonista femminile del romanzo. Innamorata follemente di Heathcliff ma costretta a sposare il proprio cugino Edgar. Morirà dando alla luce la figlia di Edgar dopo un lungo periodo di depressione causato dal dispiacere perchè il suo unico amore ed il marito si odiavano.
Edgar : cugino e poi marito di Catherine. Subito sembra una persona crudele, si intromette nella storia d'amore fra Catherine e Heathcliff, ma poi fa quasi pena quando Heathcliff gli scaglia contro la sua vendetta e la sua cattiveria.

SPAZIO E TEMPO
Il paesaggio è quello della brughiera di Yorkshire .
Il romanzo è ambientato tra la fine del '700 e l'inizio dell'800. Si svolge durante la vita di due generazioni di personaggi.

COMMENTO FINALE
Il motivo centrale di questo romanzo è la passione di Heathcliff per la sorellastra Catherine, legata a lui da un sentimento molto forte che non cessò neanche dopo il suo matrimonio con Edgar Linton.
Un altro tema presente nel romanzo è quello della vendetta, in quanto i continui dispetti di Hindley nei confronti di Heathcliff lo hanno costretto a progettare la vendetta, che oltre a ripercuotersi su Hindley si sono ripercossi anche sui Linton e sulla generazione successiva.

I dolori del giovane Werther - Johann Wolfgang Goethe

I dolori del giovane Werther
Autore: Johann Wolfgang Goethe
Anno di pubblicazione : 1774
Racconta di un giovane di nome Werther che si era appena trasferito da un’ importante città tedesca in un piccolo borgo di campagna. Werther scrive delle lettere al suo amico Wilhelm per raccontargli dei vari personaggi che incontra durante il suo soggiorno.
Werther è un giovane colto che legge i classici di Omero e Shakespeare.Il giovane, per la sua cultura, la sua affabilità e il suo buon gusto è accettato da tutti, senza però riuscire a costituirsi una “compagnia” vera e propria.
Una sera va ad un ballo presso una famiglia di nobili del posto e conosce una bella ragazza di nome Lotte.
Werther è affascinato dalla dolcezza e dalla vivacità della ragazza che però è già promessa ad un ragazzo di nome Albert. Al ballo nasce un vero feeling tra i due e la ragazza sembra gradire molto la piacevole compagnia del giovane.
Tormentato da un sentimento che non potrà essere corrisposto,Werther decide di abbandonare il paese e di non rivedere più Lotte. Werther accontenta quindi la madre che vuole per lui una brillante carriera di funzionario a corte e accetta di lavorare presso un ambasciatore.  Ma le insoddisfazioni per un lavoro noioso e le incomprensioni con il suo superiore lo portano ad abbandonare il lavoro e a trasferirsi in casa di un nobile .Anche questa compagnia si rivela insopportabile: il giovane ha incompatibilità d’ideali e di sentimenti con il nobile e con una scusa se ne allontana. Senza un lavoro torna ad abitare vicino a Lotte, passando le sue giornate girovagando per le campagne. Dopo aver rivisto Lotte cresce dentro di se l’amore per la ragazza e allo stesso tempo anche la disperazione nel vedere la sua amata nel frattempo sposata con Albert. Inizialmente Werther frequenta la casa della ragazza ricevendo amicizia da entrambi, ma piano piano i suoi sentimenti per Lotte appaiono evidenti.
Il ritorno di Werther non può che turbare il matrimonio di Lotte e Albert.
Mentre Werther vede in Lotte la sua donna ideale, Lotte non vede altro che un ottimo amico in lui.
Lotte lo gradisce ancora, e molto, ma soltanto come amico; anche Alberto lo tollererebbe molto volentieri, ma la sua costante presenza, il suo comportamento strano, le sue scene isteriche, i primi segni di squilibrio, turbano molto Lotte e finiscono per minacciare il matrimonio.
La gente se ne accorge e  Alberto allora, sapendo che ciò non sarà facile per Lotte, la invita di dire a Werther di farle visita meno spesso, di lasciarla un po’ in pace.
La mentalità ribelle di Werther non può che opporsi a questo ordine: le fa visita comunque, quando gli pare: e addirittura una sera Werther non resiste e la bacia. La ragazza fugge in un’ altra stanza, terrorizzata e non lo vuole più vedere; il giovane capisce che ormai non c’è più nulla da fare e che il suo amore è destinato alla fine.
Da questo momento Werther comincia a maturare il desiderio di morire e questo diventa il suo unico pensiero fino a quando un giorno dopo l’ultima visita a Lotte egli torna nella sua stanza e prepara tutto per il suicidio. Manda un servo da Albert e si fa prestare le sue pistole,scrive una lettera all’amata e una a Wilhelm ed allo scoccare della mezzanotte si spara alla testa. La sua agonia dura alcune ore e dopo la morte viene sepolto in un angolo del cimitero, dove lui desiderava riposare.

PERSONAGGI PRINCIPALI
 Werther: è il personaggio principale del romanzo è affabile, colto infatti ama esprimersi in vari campi: oltre che scrivere, traduce, dipinge e disegna, e legge testi antichi e contemporanei. Non ha un’occupazione fissa.
Lotte: è la maggiore di fratelli e sorelle, che lei accudisce in prima persona data la recente perdita della madre. E’ promessa sposa ad Alberto. 
Alberto: è il promesso sposo di Carlotta, ha un’ occupazione fissa (dovendosi sposare) e lavora come diplomatico. Il suo rapporto con Werther, all’ inizio, è molto calmo e sereno, da veri amici; tuttavia, quando Werther comincia a dare i primi segni di crisi d’ amore, Alberto decide di allontanarlo, in quanto la sua presenza rischia solo di destabilizzare l’ animo fragile di Carlotta.


SPAZIO E TEMPO
Lo spazio in cui è ambientato il romanzo è Waldheim in Germania alla fine del ‘700.

COMMENTO FINALE
Il motivo dominante è l’amore nelle sue varie forme : per la natura e per la giovane Lotte.
Ma il rifiuto di quest’amore e torturato dall’infelicità Werther considera la morte come l’unica alternativa al suo dolore.

La Papessa

Tra le figure nate dalla fervida fantasia popolare romana, quella della papessa Giovanna è una delle più celebri e singolari. La papessa sarebbe rimasta sul soglio di Pietro per almeno due anni, donna dissoluta e simbolo di oscuro potere femminile. Ma chi era veramente?
Molte ipotesi sono state fatte nei secoli, ma di certezze non ne abbiamo: negli annali del Vaticano non risulta nessun personaggio con questo nome. Probabilmente tutto nasce dall'immaginario medievale (siamo intorno all’anno mille), per il quale le donne erano espressione del diavolo. La papessa Giovanna dunque potrebbe essere un'allegoria della tentazione satanica all’interno della Chiesa. L’ipotesi è plausibile, sia per ragioni storico-antropologiche, sia perché la stessa leggenda la conferma: la papessa sarebbe riuscita ad indurre un prete in peccato e a farsi mettere incinta.
Non mancano, comunque, i tentativi di "storicizzare" il personaggio, mantenendo inalterato il finale della storia. Primo fra tutti, quello operato da Giovanni Boccaccio nel suo De mulieribus claris: Boccaccio narra che il vero nome della donna era Giovanna Angelica, una giovane tanto desiderosa di studiare che si vestì da maschio e seguì un monaco che partiva per l’Oriente. Ma il monaco morì e lei, intenzionata a non tornare alla grama vita riservata alle donne della sua epoca, decise di correre il rischio e vestì gli abiti monacali del maestro. Ben presto si distinse fra gli altri monaci per sapienza e cultura teologica, tanto che in occasione del conclave per l’elezione del nuovo pontefice la scelta cadde proprio su di lei, ritenuta un pio e sapiente monaco. Le fu assegnato per segretario un giovane prete, colto e raffinato. Costui, che per dovere d'ufficio le era sempre vicino, non tardò a scoprire il vero sesso del pontefice. La cosa rimase comunque un dolce segreto fra i due.
Ma la verità venne fuori durante una processione quando accadde l’imprevedibile: giunto il corteo davanti alla chiesa di San Clemente la papessa, colta dalle doglie, partorì per strada. A quel punto la folla inferocita linciò donna e neonato, l'una come usurpatrice, l'altro come frutto di oscena unione. Da quel giorno il Vaticano corse ai ripari, disponendo che i pontefici appena eletti, prima dell’investitura ufficiale, sedessero in successione su tre sedie dette "stercorarie", che avevano sul sedile un taglio a forma di mezzaluna. La motivazione ufficiale era naturalmente teologica e "trinitaria", ma in realtà lo scopo era altro: durante la cerimonia un cardinale era incaricato di inserire una mano nel taglio delle sedie per constatare senza ombra di dubbio il sesso del successore di Pietro.
Delle tre sedie - che in realtà erano probabilmente sedie da parto, a significare la Chiesa madre di tutti i credenti - due sono ancora visibili: una è ai Musei Vaticani, l’altra al Louvre di Parigi.

Agli inizi del IX secolo dopo cristo, in un paese sperduto dell’Inghilterra rurale nasce la piccola Johanna, figlia del pastore della comunità. Fin da giovane la ragazza sembra portata a riflettere sulla religione e su Dio, ma una donna all’epoca non è degna della vita monastica e sebbene sogni la vita di religiosa, Johanna sembra condannata alla vita prevista per le donne, dedicata alla famiglia e ai figli. La fede di Johanna la spinge però verso qualcosa di diverso, nonostante l’opposizione strenua del padre e contro le regole della Chiesa, riesce ad entrare in una scuola religiosa da cui inizia una brillante carriera ecclesiastica, sebbene mascherata da uomo con il nome di Johannes Anglicus.
Mentre Johanna frequenta la scuola nella cattedrale di Dorstadt incontra il Conte Gerold di cui si innamora. Una guerra porterà il nobile lontano da Dorstad e Johanna si concentra sulla sua carriera scalando velocemente gli scalini della gerarchia della Chiesa. Grazie alle sue conoscenze mediche, Johanna riesce a ingraziarsi niente meno che l’attuale Papa. Alla sua morte, quasi senza volerlo, Johanna si troverà a fare l’ultimo, importantissimo passo verso i vertici della Chiesa di Roma.
Tra realtà e leggenda, la storia della papessa Johanna che avrebbe regnato sulla Chiesa dall’853 all’855, rappresenta ovviamente un momento di difficile valutazione storica. Tanto incredibile da sembrare frutto di fantasia, la vicenda di una donna che contro ogni aspettativa raggiunge i vertici delle istituzioni religiose romane è certamente un neo che, qualora fosse realmente accaduto, qualcuno è provvidenzialmente intervenuto a cancellare dai libri di storia (operazione ben più semplice di quanto si possa credere oggi, visto che il sapere era tramandato prevalentemente in ambito ecclesiastico attraverso il lavoro di monaci amanuensi).
La storia della Papessa appare per la prima volta tra gli scritti del cronista domenicanoGiovanni di Metz, nella metà del XIII secolo, un salto di oltre quattrocento anni in cui è impossibile risalire alla veridicità storica del racconto di Giovanna. Nei tarocchi La Papessa rappresenta la coscienza femminile e viene opposta al pensiero maschile. Questa metafora, nemmeno troppo velata, è alla base della sceneggiatura (il Bagatto). Raffigurata come una sacerdotessa o in vesti da monaco, è simbolo di sapienza e intende la conoscenza

Giovanna nasce nell'anno del Signore 814, in un'epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite. Lei ha invece un forte desiderio di sapere, che cerca di soddisfare di nascosto con l'aiuto del maestro Esculapio. Divisa tra l'amore impossibile per un uomo e quello altrettanto impossibile per i libri, Giovanna sceglierà questa seconda via. Donna coraggiosa che cerca a tutti i costi di superare i limiti che il suo tempo le impone, è costretta a fuggire. Assume l'identità di suo fratello Giovanni, morto durante un'incursione vichinga, e si nasconde per dodici anni in un monastero benedettino, finalmente libera di leggere, studiare e capire i segreti delle arti e della scienza. Guadagnandosi grazie a questo inganno e alla devozione la fama di un grande e saggio erudito, e avanzando a grandi, incredibili passi nella gerarchia religiosa, Giovanna giungerà a Roma e infine diverrà papa, rinunciando in quel momento e per sempre al suo amore ritrovato, Gerardo. La papessa verrà poi, suo malgrado smascherata pubblicamente e tragicamente durante la solenne processione di Pasqua. I suoi successori faranno di tutto per cancellarla dai registri pontifici e la storia la dimenticherà. In bilico tra verità e leggenda, Giovanna resta tra i personaggi più controversi e affascinanti di tutti i tempi
Attorno all'anno 855, secondo una leggenda ampiamente diffusa a partire dal XIII secolo - e viva ancor oggi -, una donna sarebbe stata eletta al soglio di Pietro. Per più di due anni la papessa avrebbe governato la Chiesa, emanando leggi e ordinando ministri, finché un parto improvviso, durante una processione solenne, non ne avrebbe rivelato pubblicamente l'identità. Da allora, secondo la medesima leggenda, in occasione dell'elezione di un nuovo papa, ai riti di consacrazione se ne aggiungerebbe uno per verificare la virilità del prescelto.
Indagando sulla lunga tradizione che riferisce o pone in dubbio l'effettiva esistenza del rito, Alain Boureau ne individua l'origine nella complessa cerimonia dell'incoronazione pontificale che durante il Medioevo si svolgeva nel palazzo del Laterano. Sulla matrice di questo rito antico, i cui significati originari già sfuggivano ai contemporanei, fiorisce la doppia credenza nella verifica virile e nella storia della papessa. Ma come è stato possibile che per cinque secoli la leggenda di Giovanna abbia potuto percorrere da un capo all'altro la cristianità, alimentando la perenne controversia sulla legittimità del potere papale da parte degli ordini mendicanti, poi degli eretici quattrocenteschi e infine di Lutero e del protestantesimo?
La decifrazione proposta da Boureau di questa vicenda sotterranea offre più chiavi di lettura, dalle feste di inversione carnevalesca alle lotte medievali contro l'influenza delle badesse: ma soprattutto ne identifica i motivi profondi in uno dei tabù più radicati e meno esplorati del cattolicesimo: il divieto del sacerdozio femminile, che sessualizza di per sé la figura del prete, e la contemporanea negazione della sessualità dei ministri di Dio. 

La Papessa” è il film su una donna arrivata a indossare il buffo cappello papale e a governare nel corrotto Stato Pontificio. Amante della cultura, amante della saggezza e amante degli uomini, diventa Papa quasi per caso e viene uccisa proprio perché troppo lontana dal modello di sovrano che piace tanto al carrozzone romano.
La storia di questa donna pare sia solo una leggenda, nata e prosperata per esorcizzare le paure della Chiesa riguardo il femminismo tanto odiato (tanti i riferimenti a Sant’Agostino) e riguardo la possibilità di portare un po’ di moralità nei palazzi romani (mostrati come perfetta sintesi di vizi capitali). C’è chi afferma invece che le vicende sono realmente avvenute e rappresentano un capitolo così imbarazzante per la Chiesa che ogni riferimento alla Papessa è stato eliminato totalmente dagli annali.
La papessa Giovanna (Johanna Wokalek) è difatti persona illuminata e sapiente, ma nel film queste doti non sono utilizzate per mostrare l’impatto che ha avuto sulla Chiesa e sulle sue ignobili pratiche, ma solo per mostrare la sua infanzia travagliata a causa di un padre dispotico, la sua crescita segnata dalla necessità di travestirsi per sembrare un uomo e il suo innamoramento con il conte Gerold (David Wenham) che, copulando con il papa, ha di fatto ha messo le corna a Dio stesso.
Le forti contrapposizioni morali tra la donna in abito talare e il resto dei viscidi manigoldi in tonaca sembrano messi in secondo piano per  favorire il racconto di un Beautiful” medioevale. Bastava mostrare come il potere femminile avesse esaltato quella parte del messaggio cristiano che non pensa solo a sofferenza, senso di colpa e mortificazione ma che riguarda amore, altruismo e empatia verso i fedeli. Invece tutto si incalana nel già visto, nel drammone storico e nel sensazionalismo spicciolo.

Giovanna nasce nell'anno del Signore 814, in un'epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite. Lei ha invece un forte desiderio di sapere, che cerca di soddisfare di nascosto con l'aiuto del maestro Esculapio. Divisa tra l'amore impossibile per un uomo e quello altrettanto impossibile per i libri, Giovanna sceglierà questa seconda via. Donna coraggiosa che cerca a tutti i costi di superare i limiti che il suo tempo le impone, è costretta a fuggire. Assume l'identità di suo fratello Giovanni, morto durante un'incursione vichinga, e si nasconde per dodici anni in un monastero benedettino, finalmente libera di leggere, studiare e capire i segreti delle arti e della scienza. Guadagnandosi grazie a questo inganno e alla devozione la fama di un grande e saggio erudito, e avanzando a grandi, incredibili passi nella gerarchia religiosa, Giovanna giungerà a Roma e infine diverrà papa, rinunciando in quel momento e per sempre al suo amore ritrovato, Gerardo. La papessa verrà poi, suo malgrado smascherata pubblicamente e tragicamente durante la solenne processione di Pasqua. I suoi successori faranno di tutto per cancellarla dai registri pontifici e la storia la dimenticherà. In bilico tra verità e leggenda, Giovanna resta tra i personaggi più controversi e affascinanti di tutti i tempi.

La leggenda, perchè di leggenda si tratta, così racconta.
Inizi del medioevo, in un paesino del nord Europa vive Johanna (Johanna Wokalek), una giovane ragazza figlia del prete del paese. L’uomo è spietato con la figlia ed ha in serbo per lei un destino dal quale Johanna si riesce a liberare grazie alla sua grande fede. Scappata di casa riesce, con le sue spiccate doti, ad entrare nella scuola della cattedrale di Dorstadt dove conosce il Conte Gerold (David Wenham), con il quale instaura subito un rapporto speciale, un amore presto ricambiato. E’ solo l’inizio delle lunge peripezie che Johanna dovrà affrontare. Per lavorare come medico nel monastero benedettino di Fulda dovrà infatti fingersi un uomo. Arriverà in seguito a Roma, curerà Papa Sergius (John Goodman) e riuscirà a fare carriera nelle gerarchie ecclesiastiche fino ad essere eletta papa.
Sino ad oggi la Chiesa ha sempre negato l’esistenza di questa “Papessa” che, con il nome di Johannes Anglicus, avrebbe regnato dall’853 all’855.
La storia di Papa Johanna sembra più un mito forse nato dalla satira antipapale, che ottenne un qualche grado di plausibilità a causa di certi elementi genuini contenuti nella storia.
Secondo la narrazione, era una donna inglese, educata a Magonza e vestita in abiti maschili che, a causa della natura convincente del suo travestimento, divenne un monaco con il nome di Johannes Anglicus. Venne eletta dopo la morte di papa Leone IV (17 luglio 855) in un’epoca in cui l’investitura del papa avveniva in modo fortuito, prendendo il nome di Giovanni VIII.
La papessa non praticava l’astinenza sessuale e rimase incinta di uno dei suoi tanti amanti. Durante la solenne processione di Pasquanella quale il Papa tornava al Laterano dopo aver celebrato messa in San Pietro, quando il Corteo Papale era nei pressi della basilica di San Clemente, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che portava il Pontefice. Il cavallo reagì, quasi provocando un incidente. Il trauma dell’esperienza portò “papa Giovanni” a un violento travaglio prematuro.
Scopertone il segreto, la papessa Giovanna venne fatta trascinare per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita nei pressi di Ripa Grande. Venne sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. Questa strada venne (apparentemente) evitata dalle successive processioni papali – anche se quando quest’ultimo dettaglio divenne parte della leggenda popolare, nel XIV secolo, il papato era ad Avignone, e non c’erano processioni papali a Roma.
Sempre secondo la leggenda, a Giovanna successe papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche. Benedetto III si considera abbia regnato dall’855 al 7 aprile 858. Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito utilizzato da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882).
Parte essenziale della leggenda è un rito mai svoltosi, ma fantasticato dal popolo e ripreso, con molto gusto, da autori protestanti del Cinquecento in chiave antiromana: s’immaginò che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo per assicurarsi che non fosse una donna travestita (o un eunuco). Questa verifica avrebbe previsto il sedersi su una sedia di porfido rosso dotata di un foro. I diaconi più giovani presenti avrebbero tastato quindi sotto la sedia per assicurarsi che il nuovo papa fosse stato un maschio.
« E allo scopo di dimostrare il suo valore, i suoi testicoli e la sua verga vengono tastati dai presenti più giovani, come testimonianza del suo sesso maschile. Quando questo viene determinato, la persona che li ha tastati urla a gran voce virgam et testiculos habet (“Ha il pene e i testicoli”) e tutti gli ecclesiastici rispondono: Deo Gratias (“Sia lode a Dio”). Quindi procedono alla gioiosa consacrazione del papa eletto. »
(Felix Hamerlin, De nobilitate et Rusticate Dialogus (ca. 1490)[2])
« Testiculos qui non habet Papa esse non posset »
(Francesco Sorrentino, Prova di Virilità ([3])
Il primo a pubblicare la leggenda fu il cronista domenicano Giovanni di Metz negli anni 1240, ripreso dal collega domenicano Martino di Troppau pochi anni dopo.
Come per tutti gli altri miti in generale, esiste una parte di verità, abbellita da uno strato di finzione. Una sedia simile esiste; quando un papa prendeva possesso della sua Cattedrale, San Giovanni in Laterano a Roma, si sedeva tradizionalmente su due sedie di porfido (la pietra degli imperatori, assimilata alla porpora), con la seduta aperta a ciambella. Il motivo di questi fori è oggetto di discussione, ma poiché entrambe le sedie sono più vecchie di secoli della storia della papessa Giovanna, essendo di età costantiniana, esse chiaramente non hanno niente a che fare con una verifica del sesso del papa. Si è ipotizzato che in origine fossero dei water romani o degli sgabelli imperiali per il parto che, a causa della loro età e origine imperiale, vennero usate dai papi, intenti a mettere in evidenza le loro pretese imperiali (come fecero anche con il loro titolo latino di Pontifex Maximus). Il D’Onofrio spiega invece convincentemente che il rito aveva carattere essenzialmente religioso: la sedia da parto simboleggia la madre Chiesa che genera i suoi figli alla vita eterna. Una delle due sedie è attualmente esposta nella sala chiamata Gabinetto delle Maschere, nei Musei Vaticani.
Molti autori fanno poi confusione con una terza sedia, di marmo e non di porfido, priva di foro, ancor oggi visibile nel chiostro annesso alla Basilica Lateranense, che è quella detta propriamente sedia stercoraria. La Teologia portatile o Dizionario abbreviato della Religione Cristiana di d’Holbach definisce irriverentemente (ed erroneamente) la sedia stercoraria come «sedia bucata su cui il pontefice appena eletto pone le sue sacre terga, affinché possa essere verificato il suo sesso, onde evitare l’inconveniente di una papessa». Nella Vita della papessa Giovanna, il Platina rammenta la sedia stercoraria in questi termini: «questa sedia è stata così predisposta affinché colui che è investito da un sì grande potere sappia che egli non è Dio, ma un uomo e pertanto è sottomesso alle necessità della natura».
Il mito della papessa Giovanna fu totalmente screditato dagli studi di David Blondel, uno storico e pastore protestante della metà delSeicento. Blondel, attraverso un’analisi dettagliata delle affermazioni e delle tempistiche suggerite, argomentò che nessun evento di questo tipo poteva essere avvenuto. Tra le prove che discreditano la storia della papessa Giovanna troviamo:
La tradizionale processione papale di Pasqua non passava nella strada dove la presunta nascita sarebbe avvenuta.
Non esiste alcun documento d’archivio su un tale La “sedia dei testicoli”, su cui i papi sederebbero per avere la propria mascolinità accertata, è di molto precedente all’epoca della papessa Giovanna e non ha niente a che fare con il requisito che ai papi vengano controllati i testicoli.
papa Leone IV (santo) regnò dall’847 fino alla sua morte nell’855 (e papa Benedetto III gli succedette nel giro di settimane), rendendo impossibile che Giovanna abbia regnato dall’853all’855.
Il momento della prima comparsa della storia coincide con la morte di Federico II, che era stato in conflitto con il papato. Gli storici concordano in generale che la storia della papessa Giovanna sia una satira anti papale ideata per collegarsi allo scontro del papato con il Sacro Romano Impero, facendo leva su tre paure cattoliche medioevali:
un papa sessualmente attivo
una donna in posizione di autorità dominante sugli uomini
l’inganno portato nel cuore stesso della Chiesa.
Ciò che potrebbe aver preso avvio come satira da presentare nei carnevali di tutta Europa, finì comunque per essere una realtà accettata a tal punto che alla papessa Giovanna fanno riferimento personaggi come Guglielmo di Ockham. Ella compare anche in alcuni elenchi di Papi, principalmente nel Duomo di Siena, dove la sua immagine appare tra quella dei veri pontefici. La leggenda acquisì supporto dalla confusione sull’ordine dato ai papi di nome Giovanni; siccome Giovanni è il nome di papa più usato, e alcuni Giovanni erano antipapi, ci fu confusione su quali numeri appartenessero ai veri papa Giovanni. A causa di ciò l’elenco dei Papi non comprende un papa Giovanni XX.
Alcuni suggeriscono che la carta della Papessa, uno dei trionfi (o arcani maggiori) nei Tarocchi, sia una rappresentazione della papessa Giovanna.
La papessa Giovanna è un film del 1971 di Michael Anderson, con Liv Ullmann nel ruolo di Giovanna, e con la partecipazione di Olivia de Havilland e di Trevor Howard nel ruolo di papa Leone.
Lo scrittore inglese Lawrence Durrell ha scritto un testo La Papessa Giovanna (pubblicato da Longanesi nel 1973, e ripubblicato in anni successivi da Sugar), in cui, in forma romanzata, cerca di ricostruire l’ambiente medievale nel quale sarebbe stato possibile che una fanciulla orfana adottata da un monaco e predicatore itinerante, travestita da fraticello per preservarne l’incolumità, e progressivamente edotta nella teologia, avrebbe fatto la carriera ecclesiastica fino a salire al soglio pontificio.
Più recente è il romanzo dell’autrice statunitense Donna Woolfolk Cross Pope Joan (1996), da cui è 

Nell'853 una donna sembra essere addirittura diventata papa, col nome di Giovanni VIII: la famosa Papessa Giovanna, appunto. Caduta da cavallo durante la processione di Pasqua, mentre era incinta di uno dei suoi amanti, partorì prematuramente e fu linciata dalla folla inferocita. Il suo successore Benedetto III ne cancellò la memoria storica, e il nome di Giovanni VIII venne riassunto qualche anno dopo da un altro papa. Ma per pararsi le spalle, da allora il neoeletto papa viene fatto sedere su un sedile bucato (come la sedia stercoraria in porfido su cui ancor oggi, si introna quando prende possesso di San Giavanni in Laterano), e proclamato solo dopo che un giovane diacono annuncia, dopo averlo tastato intimamente : Testiculus habet( ha le palle); al che i cardinali rispondono: Dedo gratias! ( meno male)" Dal libro "Perchè non possiamo essere cristiani (e men ched mai cattoci)" di piergiorgio Odifreddi.
Leggenda o realtà, è tutto da ridere
il film segue con precisione le tappe fondamentali nella vita di Giovanna, nata nell'anno 814 come unica figlia dopo tre maschi di un prete di campagna (nel primo Medioevo il celibato non era obbligatorio per i sacerdoti).
A differenza dei suoi fratelli, a cui spetta apprendere a leggere e scrivere (le donne dovevano rimanere illetterate in quanto si riteneva che non avessero un'anima!), la piccola Giovanna mostra di possedere un'intelligenza vivace e pronta e solo grazie all'apertura mentale di un saggio maestro riesce a sfuggire al suo destino di donna nelle mani di un padre brutale e rigido.
Giovanetta si invaghisce di un conte illuminato, ma poi dopo le violente incursioni dei Sassoni entra in convento al posto del fratello scomparso. Finisce così per intraprendere quel cammino che la porterà anni dopo a farsi acclamare vescovo di Roma.
La caratteristica principale di Giovanna è la saggezza e la capacità di guarire e capire il suo prossimo. La scrittrice Woolfolk Cross e il regista, di conseguenza, sposano il significato che viene dato nei tarocchi alla carta della papessa e cioè quello di simbolo di sapienza, contrapposto al principio maschile.
E’ sicuramente una di quelle letture da “divorare” a grandi bocconi. Per certi versi mi ha ricordato il narrare di Follet in  “I pilastri della terra”, nel raccontare certe barbarie del passato in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite.  Per altri versi poi un fugace ricordo l’ho avuto anche in “Il codice Da Vinci” di Dan Brown   nel trattare certi argomenti di chiesa e che la chiesa stessa, in questi secoli, ha cercato di insabbiare.
Ma non e’ tutto ciò che mi ha fatto riflettere e apprezzare in modo particolare questo scritto.
Quello che più mi ha colpito non e’ tanto la determinazione, la sete di conoscenza e la passionalità nei sentimenti di Giovanna, la protagonista.
Quello che mi ha fatto riflettere e’ piuttosto la coerenza e la perseveranza nel difendere e far conciliare, seppur malamente, due tipi di passioni che trovano entrambi fulcro nel cuore e nella mente.
La passione dettata dall’amore impossibile per un uomo e quella altrettanto impossibile per i libri e che, come unica strada per riuscire a studiare, la porta verso la vita monastica prima e addirittura papale poi facendosi passare per un uomo. Tutto questo la fa vivere in una sorta di “trasgressione”. Di per se il termine porta a pensare che chi se ne fa carico si trova nel torto andando contro al lecito pensare, credere ed agire. Giovanna invece, attraverso il suo personaggio fa percepire come pulito e puro qualsiasi fervore  contrapposto agli occhi di chi vuole vedere anche solamente poco più in la di un palmo dal proprio naso.
Ecco dove sta il bello, a mio avviso, in questo romanzo.
Io più in là è da un pezzo che  voglio vedere, a costo di andare contro, al costo di “trasgredire” a quel sistema che porta a uniformare pensieri, modi di agire e soprattutto modi di essere.

La solitudine dei numeri primi - Paolo Giordano

La solitudine dei numeri primi

Autore: Paolo Giordano
Anno della prima pubblicazione: 2008
Genere: Romanzo
Editore: Mondadori

“I numeri primi sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi…  …In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono di ancora più speciali. I matematici li chiamano numeri primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero… …Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto.”

Paolo Giordano nasce a Torino nel 1982. è laureato in fisica teorica e lavora presso l’Università con una borsa di dottorato. Il suo romanzo, pubblicato a febbraio, è diventato immediatamente un caso letterario, ottenendo consensi unanimi di pubblico e critica. Grazie all’efficace combinazione di matematica e letteratura riesce a soli 25 anni a vincere il Premio Strega.

Riassunto
Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga a frequentarla regolarmente. Ogni mattina malvolentieri segue il maestro e i compagni per i pendii della valle ed ogni mattina, col terrore si essere scoperta dai compagni, se la fa addosso al momento della discesa. Una mattina di nebbia fitta abbandona i compagni per farsela addosso senza essere vista. Vergognandosi di sé cerca di scendere sola, ma finisce fuori pista e cadendo si procura una frattura alla gamba. Sola e incapace di muoversi sente gli arti venirle meno per il freddo e perde conoscenza.
Mattia è un bambino che si è sempre distinto per la sua intelligenza, ha una gemella, Michela, ritardata. Mattia ha sempre considerato Michela un peso nel relazionarsi con i suoi coetanei. Viene continuamente escluso a scuola in quanto stare con lui significa avere tra i piedi anche la “ritardata”. Un giorno un suo compagno, costretto dalla madre, li invita entrambi alla sua festa. Mattia vede in questa festa l’occasione per potersi divertire per la prima volta con i suoi compagni. Abbandona Michela in un parco, con la promessa che tornerà presto da lei così da poter finalmente stare in compagnia senza essere escluso per la presenza di sua sorella. Ma prima che la festa finisca Mattia si immagina la povera Michela sola, infreddolita e spaventata nel parco. Abbandona in fretta la casa dell’amico e quando giunge di corsa al parco Alice è scomparsa. Un fiume taglia in due quel giardino in cui Michela era stata abbandonata e Mattia rammenta il fascino che l’acqua aveva sempre suscitato nella sorella. Realizza che non la rivedrà mai più. Prima di tornare a casa scorge un coccio di bottiglia sulla riva del fiumiciattolo, strettolo fra le mani si incide sul palmo un taglio profondo senza sentire alcun dolore.
Alice cresce nella casa del padre, a seguito dell’incidente con gli sci rimane zoppa. I suoi coetanei non la emarginano ma, giunta l’età delle prime cotte adolescenziali, Alice vede il fascino che le sue coetanee hanno sui ragazzi, in particolare la sua compagna Viola, e che a lei manca. Il suo desiderio di essere attraente la porta ad un’ossessiva smania di dimagrire che sfocerà presto nell’anoressia. Mattia cresce e grazie alla sua straorinaria intelligenza a scuola ottiene risultati ottimi. La colpa che porta con sé lo ha reso un ragazzo introverso, il cui solo interesse è lo studio e spesso lo ha portato all’autolesionismo. I dirigenti del liceo che frequenta consigliano alla famiglia di iscriverlo ad un’altra scuola con la speranza che in un altro ambiente riesca ad allacciare qualche rapporto con i coetanei. Mattia viene così iscritto allo stesso liceo che Alice frequenta. Un giorno Viola, la ragazza che tanto Alice invidiava, le propone una disgustosa sfida per poter entrare nella sua cerchia di amiche invidiabili. Alice vince la sfida guadagnando così l’amicizia di Viola e quindi l’appartenenza al gruppo delle ragazze più in voga della scuola. Il nuovo compagno di banco di Mattia, Denis, è interessato e affascinato dalla misteriosa persona che Mattia costituisce. Denis diventa così a breve suo amico capendo che Mattia come lui ha un segreto che non vuole rivelare. Un giorno Alice nota Mattia per i corridoi della scuola e l’amica Viola decide di combinare per lei un incontro, invita così Mattia e Denis alla sua festa. La sera della festa, Mattia e Alice vengono chiusi in una camera da letto da Viola. In quella stanza non succede nulla, i due si scambiano solo poche parole, decidono di uscire assieme così da far intendere agli altri che qualcosa fosse successo, evitando così domande e rimproveri degli amici. Nel vederli uscire a mano come una coppia felice Viola brucia di rabbia, gelosa per quanto contenti sembrassero. Viola decide che Alice da quella sera era fuori. Durante la festa Denis viene costretto dalle amiche di Viola a baciare una di loro a sua scelta, disgustato dal bacio ricevuto fugge in solitudine in una stanza. Mattia ritrova l’amico in lacrime e decide che era ormai ora di tornare a casa. Gli anni del liceo volano, Mattia stringe una grande amicizia con Alice e con Denis. Denis è omosessuale e negli anni del liceo si innamora di Mattia, ma cresciuto e compreso che fra lui e Mattia può esserci solo una grande amicizia, si arrende.
Mattia all’università continua a distinguersi per i suoi risultati impeccabili ma nonostante gli amici trovati il suo unico interesse rimane lo studio e spesso nel palmo della sua mano compaiono nuove cicatrici. Alice invece tralascia gli studi opponendosi al volere del padre per dedicarsi alla sua passione per la fotografia. Il rapporto fra i due sembra avere una svolta quando in macchina di Alice i due si scambiano il loro primo bacio, ma vari avvenimenti li allontaneranno per lungo tempo. Infatti Mattia, laureatosi a pieni voti, riceve una lettera dall’estero in cui gli viene proposto un contratto a tempo indeterminato come ricercatore e professore in una prestigiosa università. Nel frattempo Fabio, un medico, conosce Alice e si innamora di lei, ma i suoi inviti a cena vengono respinti da Alice che sente di provare qualcosa per Mattia. Alice, saputo della lettera di Marco, fraintende le sue parole ed è così portata a pensare che Mattia l’avrebbe abbandonata per quel lavoro. Ferita e infuriata mente a Mattia dicendo che ormai lei appartiene a Fabio e lo invita così ad accettare il lavoro. I due si dividono per diversi anni. Mattia diventa un ricercatore di successo, mantiene la sua natura distaccata e trascina in America il suo autolesionismo. Alice sposa Fabio e trova lavoro nella bottega di un fotografo come assistente. La vita di Mattia procede ripetitiva e solitaria; il matrimonio di Alice arriva agli sgoccioli quando Fabio vuole provare ad avere un figlio. Alice infatti non può dare a Fabio un figlio, la sua anoressia aveva bloccato il suo ciclo mestruale ormai da anni. Fabio se ne va di casa dopo l’ennesimo litigio e lascia Alice sola nella casa coniugale. Mattia nel frattempo conosce Nadia con cui avrà la sua prima avventura. Un giorno Alice viene costretta ad andare all’ospedale dal suo datore di lavoro, giunta sulla soglia nota la presenza di una donna che gioca con le porte automatizzate del pronto soccorso. I tratti del viso, il sorriso e gli occhi le ricordano il suo vecchio amico con cui non si era quasi più sentita. Mattia riceve un telegramma con la richiesta di recarsi in Italia al più presto. In soli cinque giorni organizza la partenza, abbandona Diana ed è in Italia senza sapere il motivo per cui Alice lo abbia pregato di tornare. Giunto alla nuova residenza di Alice i due escono per passare una serata fra amici. Al ritorno Alice chiede a Mattia di entrare in modo di spiegargli il motivo per cui lo aveva chiamato in Italia. Quando nel silenzio del salotto vede Mattia davanti a sé Alice capisce che non l’ha chiamato per informarlo del probabile ritrovamento di sua sorella Michela, ma perché aveva veramente bisogno di lui. I due si scambiano un lungo bacio e al termine di questo Mattia chiede di poter andare al bagno. Separati da solo pochi centimetri di mattoni ma da 9 anni di silenzio i due riflettono sul bacio che si erano appena scambiati. Capiscono che in questo lungo tempo tutto era cambiato, loro compresi. La persona che si trovavano davanti non era la stessa che avevano lasciato 9 anni prima. Mattia esce, saluta e se ne va, Alice lo congeda confusa quanto lui. Sulla soglia gli dice che ciò di cui doveva parlargli non era nulla di importante e che riguardava solo lei. Mattia torna per sempre all’estero, non rivedrà mai più Alice e non saprà mai che forse la sue gemella non era annegata. Alice ormai sola, senza Fabio ne Mattia, un giorno si reca al parco dove Michela era scomparsa anni prima e si stende sul letto del fiume che ormai da tempo era prosciugato. Immagina Michela annegare e scorrere lenta fino al mare.
Sente che nessun uomo sarebbe giunto lì per lei ma sorridendo sente che in fondo lei non aspettava nessuno ed alzatasi se ne va felice.

Lo spazio e il tempo
Del paese in cui i protagonisti vivono non viene mai fatta menzione. L’unica indicazione che il libro lascia trasparire è che i protagonisti vivono in Italia, in collina. (Capitolo IV: “La nuova scuola era in una bella zona residenziale della collina.”) Oltre che in Italia la vicenda di Mattia si sposta anche in Nord Europa, in una città e in uno stato di cui non viene citato il nome. Città presumibilmente importante dato che ospita una delle più importanti università d’Europa.
Le indicazioni di tempo al contrario di quelle spaziali sono ben precise. La narrazione presenta molte elissi. Tra una ripresa e l’altra viene tralasciata la narrazione di molti anni della vita dei protagonisti e all’inizio di ognuna di queste riprese viene indicato l’anno in cui la narrazione riprende. Citando gli anni delle riprese più importanti ci si può fare un’idea del tempo della narrazione:
1983 Alice cade dagli sci; 1984 Michela scompare; 1991 Mattia cambia Liceo e conosce Alice; 1998 Mattia parte per l’America; 2007 Alice divorzia e Mattia torna in Italia per l’ultima volta.

Il narratore, la focalizzazione, le tecniche narrative
A mio parere la narrazione manca di introspezione dei personaggi. Il narratore, a focalizzazione zero, conosce i fatti in modo indiretto e spesso i drammi interiori dei due protagonisti vengono esplicati in modo diretto quando invece lasciarli intendere al lettore risulterebbe, a mio parere, più efficace. La scrittura per quanto ripetitiva è scorrevole, ciò rende il libro piacevole e veloce da leggere. Metafore e similitudini con il  mondo fisico-matematico sono molto belle, evocative e di grande impatto. Numerose sono le elissi, necessarie in questo caso per narrare la vicenda dei protagonisti che si svolge nell’arco di anni.

I personaggi
Alice Della Rocca: Orfana di madre, morta di cancro quando lei era ancora giovane. A seguito di un grave incidente in sci rimane zoppa a vita. Durante l’adolescenza si sente bruttina e poco attraente, volendo dimagrire entrerà nel tunnel dell’anoressia. Assieme a Mattia è la protagonista del romanzo, come lui è un numero primo, sola e compatibile solo con se stessa. Riuscirà a fare breccia fra i sentimenti di Mattia ma mai ad esprimerli a voce alta.

Mattia Bassolino: Mattia è un genio, eccelle in tutte le materie, in particolare in Matematica. Alle elementari abbandona la sorella ritardata Michela per andare ad una festa di compleanno. Michela sparisce per sempre e dentro di sé, Mattia, porterà sempre la colpa di quel pomeriggio chiudendosi in sé stesso e talvolta cadendo nell’autolesionismo. La sua vita sociale è inesistente fatta eccezione per Alice e Denis. È il co-protagonista del romanzo, anche lui come Alice non riuscirà mai ad esprimere i suoi sentimenti.

Michela Bassolino: è la sorella gemella di Mattia, nata con un ritardo mentale. Costituisce per Mattia un impedimento nel relazionarsi a scuola con i suoi amici. Un pomeriggio viene abbandonata dal fratello e scompare per sempre. Nonostante nella narrazione compaia rare volte la sua persona è un ingranaggio importante della storia. Attorno a Michela, Mattia costruisce i suoi drammi interiori e influenzerà il suo stato mentale per tutta la sua vita. Verso la fine della vicenda sembra che Michela venga ritrovata, ma la narrazione non fa luce su questa evenienza e il dubbio rimane aperto.

Denis: è il compagno di banco di Mattia al liceo, nonché il suo primo amico. Si innamora di Mattia ma il suo amore sfumerà nella delusione e fra sensi di colpa per la sua omosessualità.

Fabio: è il medico che cura la madre di Alice. Attratto da lei al primo sguardo, presto si innamora e, quando Mattia parte per l’estero, la sposa. Il loro matrimonio dopo circa 8 anni fallisce quando il desiderio di Fabio di avere un figlio viene ostacolato dall’anoressia di Alice.

Viola Bai: È la compagna di banco che tanto Alice invidia al liceo. Sara lei a farla entrare nel gruppo delle ragazze in voga della scuola e a organizzare il primo incontro con Mattia. Gelosa per come alla sua festa i due si tengono per mano si ricorda di come invece alla sua prima esperienza con un ragazzo venne da lui allontanata dopo l’amplesso. Decide così di escludere Alice dal gruppo in cui le aveva permesso di entrare.

Commento personale
Libro molto scorrevole e appassionante. L’ho letto tutto in un fiato in una sola notte. Nonostante mi sia piaciuto molto non ho potuto fare a meno di formulare dentro me delle critiche all’autore. I drammi dei personaggi, come sopra indicato, vengono spiegati, quasi elencati. Il narratore conosce ogni pensiero e sentimento dei personaggi, non lasciando intendere nulla alla fantasia del lettore. Le problematiche dei protagonisti sono attuali e pongono tematiche importanti. Ciononostante un ragazzo omosessuale, una ragazza anoressica ed un ultimo ragazzo introverso e con la smania per l’autolesionismo costituiscono un collage un po’, a mio parere, patetico e costruito. L’autore inoltre banalizza e stereotipa molto tali problemi, probabilmente perché scrive di situazioni che personalmente non ha vissuto o conosciuto. Il romanzo quindi ne risulta poco autentico. Va però riconosciuto a Paolo Giordano un ottimo stile, una grande fantasia nelle metafore, molto ricorrenti, e un intreccio veramente coinvolgente. Consiglierei a chiunque la lettura di questo libro.

Madame Bovary - Gustav Flaubert

Madame Bovary

Autore: Gustav Flaubert

Anno di pubblicazione : 1856

Un medico, Charles Bovary, dopo aver studiato medicina durante la giovinezza, si sposa con una donna più anziana di lui, ma la donna muore prematuramente.

Charles si innamora in seguito di  una bella ragazza di campagna, Emma Rouaul, che incontra quando si reca a casa sua per curare il padre ammalato che è un benestante proprietario terriero. I due giovani si sposano e vanno a vivere a Tostes.

Emma, giovane e graziosa è tuttavia inquieta , insoddisfatta aspirando a qualcosa di molto diverso che lei stessa non riesce ad immaginare. Dopo il matrimonio con Charles la vita coniugale ha un ritmo ripetitivo che annoia rapidamente la giovane donna e ben presto si rende conto di quanto sia diverso il suo matrimonio dai sogni che si era fatta leggendo i romanzi quando si trovava in convento.

Charles la ama profondamente, ma questo sentimento non è sufficiente a renderla felice. Emma è insoddisfatta e consapevole di avere un compagno mediocre e privo di ambizioni. Il loro triste rapporto, di cui Charles non si rende conto, è interrotto dall’invito del marchese d’Andervilliers nel suo lussuoso castello. Finalmente Emma si trova a contatto con il mondo raffinato ed elegante che ha sempre sognato e cresce il desiderio di una vita socialmente elevata. Per questa ragione ritornare alla sua casa è ancora più faticoso. Si abbona alle riviste della capitale, legge romanzi che aumentano il senso di inadeguatezza del marito, ritenuto noioso, e della monotona esistenza che le fa condurre .

Emma non suona più il pianoforte, diventa capricciosa, non mangia quasi più e deperisce.

Il marito , anche se la cosa gli procura un danno economico, decide così di trasferirsi in un altro villaggio, a Yonville, pensando che questo cambiamento possa migliorare la salute di Emma che è incinta.

Emma crede che la nascita di un maschio curer" il loro matrimonio.

Ma quando alla fine partorisce una bambina, si convince che la propria vita sia finita.
Nè il nuovo luogo dove vanno ad abitare, che Emma considera deprimente, né la nascita della loro bambina Berthe, contribuiscono a farle apprezzare la sua vita borghese.
La bambina viene mandata a balia in una casa povera fuori Yonville.  

Nel visitare la figlia, Emma incontra un giorno Leon Dupuis, un giovane studente di giurisprudenza.

Emma è più interessata al corteggiamento del bel giovane che dalla presenza della neonata che la infastidisce. Emma si innamora di Léon ma non osa confessarlo neppure a se stessa. Più si accorge di amarlo e più respinge questo amore, indispettita dal fatto che Charles non si accorge del supplizio a cui si sottopone nel non contraccambiare l'amore di Leon.

Emma non si concede a Leon, detesta il marito e la figlia e per consolarsi si tuffa negli acquisti che soddisfano la sua vanità. Con Leon sembra condividere pensieri e ideali romantici, ma il giovane dopo qualche tempo si allontana dal villaggio per motivi di studio.

A questo punto Emma comincia una relazione con Rodolphe Boulanger, ricco proprietario terriero. Rodolphe è attratto da Emma, ma solo in maniera superficiale e non è pronto ad abbandonare tutto per lei. E così quando Emma, organizza la fuga con lui, la sera prima la lascia con una lettera che le fa arrivare insieme ad una cesta di frutta. Per Emma, sedotta e abbandonata, lo shock è molto forte e si ammala nuovamente.
Tempo dopo , una sera Emma e Charles si recano a Rouen all’opera e qui incontra nuovamente Leon.

I due intraprendono una relazione.
Emma infatti convince Charles a lasciarla prendere lezioni di pianoforte in città e in questo modo ha la possibilità di allontanarsi ogni settimana da Yonville senza destare sospetti e incontrare indisturbata il suo giovane amante Leon.
Emma spende grandi somme di denaro cercando di sfuggire alla noia della vita di provincia. Il marito non sospetta nulla delle sue relazioni e le lascia il pieno controllo dei suoi averi.

Emma, per riempire il vuoto che ha dentro, contrae debiti per somme spropositate e causa in questo modo la rovina finanziaria della famiglia Bovary.
Nonostante la figlia sia costretta ad andare in giro con le calze bucate, la madre continua ad acquistare oggetti di lusso.

Quando non riesce più a far fronte ai debitori e agli ufficiali giudiziari, chiede aiuto sia a Leon, sia a Rodolphe, ma nessuno dei due è disposto ad aiutarla a dimostrazione che nessuno dei due l’ha mai veramente amata.

A Emma non resta che l’estrema via d’uscita del suicidio e, dopo avere scritto una lettera d'addio al marito, beve il veleno per topi. . Crede di morire subito, invece la sua agonia sarà lunghissima e terribile.

Dopo la morte di Emma, Charles per un po' vive nel ricordo nostalgico di lei, fino a che  trova per caso tutte le lettere d'amore di Rodolphe e di Leon.Allora impazzisce quasi di dolore, si lascia andare, beve. Un giorno la figlia lo trova morto su di una panchina, con in mano una ciocca di capelli di Emma.




PERSONAGGI PRINCIPALI

Charles Bovary:  Medico e marito di Emma Bovary nutre un amore molto grande per lei che però non contraccambia pienamente .



Emma Bertaux:     poi Bovary, moglie di Charles, figlia di un suo paziente. Una donna bella, attraente e intelligente ma che non si accontenterà mai della sua vita.

Leon:             giovane apprendista notaio, si innamora di Emma e ne diventa l'amantedopo essere fuggito da lei perché ancora troppo giovane, immaturo e insicuro.

R. Boulanger:       grande donnaiolo, proprietario di terreni e fattorie che seduce Emma e ne diventa l'amante.

L.Geureux:          merciaio e usuraio, si approfitterà dei guai economici dei Bovary e li manderà in rovina.

SPAZIO E TEMPO
Lo spazio in cui è ambientato il romanzo è  la città di Rouen in Normandia e il periodo va dal 1827 al 1846.

COMMENTO FINALE
Il testo appartiene alla categoria del romanzo perché ruota attorno a un personaggio di cui descrive la vita e i pensieri. L’argomento affrontato dall’autore è il cosiddetto “bovarismo”, cioè il modo sofferto di sentire la vita che ha preso il nome direttamente dalla protagonista Emma; tuttavia vengono affrontati anche altri temi, quali l’adulterio, l’amore e la speranza di felicità che si possono trovare nel tradire il marito, e infine il tema della morte che si compirà in due modi totalmente differenti per i due personaggi principali. A questi argomenti trattati fa da sfondo l’odio per la vita borghese.