venerdì 11 marzo 2011

La Papessa

Tra le figure nate dalla fervida fantasia popolare romana, quella della papessa Giovanna è una delle più celebri e singolari. La papessa sarebbe rimasta sul soglio di Pietro per almeno due anni, donna dissoluta e simbolo di oscuro potere femminile. Ma chi era veramente?
Molte ipotesi sono state fatte nei secoli, ma di certezze non ne abbiamo: negli annali del Vaticano non risulta nessun personaggio con questo nome. Probabilmente tutto nasce dall'immaginario medievale (siamo intorno all’anno mille), per il quale le donne erano espressione del diavolo. La papessa Giovanna dunque potrebbe essere un'allegoria della tentazione satanica all’interno della Chiesa. L’ipotesi è plausibile, sia per ragioni storico-antropologiche, sia perché la stessa leggenda la conferma: la papessa sarebbe riuscita ad indurre un prete in peccato e a farsi mettere incinta.
Non mancano, comunque, i tentativi di "storicizzare" il personaggio, mantenendo inalterato il finale della storia. Primo fra tutti, quello operato da Giovanni Boccaccio nel suo De mulieribus claris: Boccaccio narra che il vero nome della donna era Giovanna Angelica, una giovane tanto desiderosa di studiare che si vestì da maschio e seguì un monaco che partiva per l’Oriente. Ma il monaco morì e lei, intenzionata a non tornare alla grama vita riservata alle donne della sua epoca, decise di correre il rischio e vestì gli abiti monacali del maestro. Ben presto si distinse fra gli altri monaci per sapienza e cultura teologica, tanto che in occasione del conclave per l’elezione del nuovo pontefice la scelta cadde proprio su di lei, ritenuta un pio e sapiente monaco. Le fu assegnato per segretario un giovane prete, colto e raffinato. Costui, che per dovere d'ufficio le era sempre vicino, non tardò a scoprire il vero sesso del pontefice. La cosa rimase comunque un dolce segreto fra i due.
Ma la verità venne fuori durante una processione quando accadde l’imprevedibile: giunto il corteo davanti alla chiesa di San Clemente la papessa, colta dalle doglie, partorì per strada. A quel punto la folla inferocita linciò donna e neonato, l'una come usurpatrice, l'altro come frutto di oscena unione. Da quel giorno il Vaticano corse ai ripari, disponendo che i pontefici appena eletti, prima dell’investitura ufficiale, sedessero in successione su tre sedie dette "stercorarie", che avevano sul sedile un taglio a forma di mezzaluna. La motivazione ufficiale era naturalmente teologica e "trinitaria", ma in realtà lo scopo era altro: durante la cerimonia un cardinale era incaricato di inserire una mano nel taglio delle sedie per constatare senza ombra di dubbio il sesso del successore di Pietro.
Delle tre sedie - che in realtà erano probabilmente sedie da parto, a significare la Chiesa madre di tutti i credenti - due sono ancora visibili: una è ai Musei Vaticani, l’altra al Louvre di Parigi.

Agli inizi del IX secolo dopo cristo, in un paese sperduto dell’Inghilterra rurale nasce la piccola Johanna, figlia del pastore della comunità. Fin da giovane la ragazza sembra portata a riflettere sulla religione e su Dio, ma una donna all’epoca non è degna della vita monastica e sebbene sogni la vita di religiosa, Johanna sembra condannata alla vita prevista per le donne, dedicata alla famiglia e ai figli. La fede di Johanna la spinge però verso qualcosa di diverso, nonostante l’opposizione strenua del padre e contro le regole della Chiesa, riesce ad entrare in una scuola religiosa da cui inizia una brillante carriera ecclesiastica, sebbene mascherata da uomo con il nome di Johannes Anglicus.
Mentre Johanna frequenta la scuola nella cattedrale di Dorstadt incontra il Conte Gerold di cui si innamora. Una guerra porterà il nobile lontano da Dorstad e Johanna si concentra sulla sua carriera scalando velocemente gli scalini della gerarchia della Chiesa. Grazie alle sue conoscenze mediche, Johanna riesce a ingraziarsi niente meno che l’attuale Papa. Alla sua morte, quasi senza volerlo, Johanna si troverà a fare l’ultimo, importantissimo passo verso i vertici della Chiesa di Roma.
Tra realtà e leggenda, la storia della papessa Johanna che avrebbe regnato sulla Chiesa dall’853 all’855, rappresenta ovviamente un momento di difficile valutazione storica. Tanto incredibile da sembrare frutto di fantasia, la vicenda di una donna che contro ogni aspettativa raggiunge i vertici delle istituzioni religiose romane è certamente un neo che, qualora fosse realmente accaduto, qualcuno è provvidenzialmente intervenuto a cancellare dai libri di storia (operazione ben più semplice di quanto si possa credere oggi, visto che il sapere era tramandato prevalentemente in ambito ecclesiastico attraverso il lavoro di monaci amanuensi).
La storia della Papessa appare per la prima volta tra gli scritti del cronista domenicanoGiovanni di Metz, nella metà del XIII secolo, un salto di oltre quattrocento anni in cui è impossibile risalire alla veridicità storica del racconto di Giovanna. Nei tarocchi La Papessa rappresenta la coscienza femminile e viene opposta al pensiero maschile. Questa metafora, nemmeno troppo velata, è alla base della sceneggiatura (il Bagatto). Raffigurata come una sacerdotessa o in vesti da monaco, è simbolo di sapienza e intende la conoscenza

Giovanna nasce nell'anno del Signore 814, in un'epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite. Lei ha invece un forte desiderio di sapere, che cerca di soddisfare di nascosto con l'aiuto del maestro Esculapio. Divisa tra l'amore impossibile per un uomo e quello altrettanto impossibile per i libri, Giovanna sceglierà questa seconda via. Donna coraggiosa che cerca a tutti i costi di superare i limiti che il suo tempo le impone, è costretta a fuggire. Assume l'identità di suo fratello Giovanni, morto durante un'incursione vichinga, e si nasconde per dodici anni in un monastero benedettino, finalmente libera di leggere, studiare e capire i segreti delle arti e della scienza. Guadagnandosi grazie a questo inganno e alla devozione la fama di un grande e saggio erudito, e avanzando a grandi, incredibili passi nella gerarchia religiosa, Giovanna giungerà a Roma e infine diverrà papa, rinunciando in quel momento e per sempre al suo amore ritrovato, Gerardo. La papessa verrà poi, suo malgrado smascherata pubblicamente e tragicamente durante la solenne processione di Pasqua. I suoi successori faranno di tutto per cancellarla dai registri pontifici e la storia la dimenticherà. In bilico tra verità e leggenda, Giovanna resta tra i personaggi più controversi e affascinanti di tutti i tempi
Attorno all'anno 855, secondo una leggenda ampiamente diffusa a partire dal XIII secolo - e viva ancor oggi -, una donna sarebbe stata eletta al soglio di Pietro. Per più di due anni la papessa avrebbe governato la Chiesa, emanando leggi e ordinando ministri, finché un parto improvviso, durante una processione solenne, non ne avrebbe rivelato pubblicamente l'identità. Da allora, secondo la medesima leggenda, in occasione dell'elezione di un nuovo papa, ai riti di consacrazione se ne aggiungerebbe uno per verificare la virilità del prescelto.
Indagando sulla lunga tradizione che riferisce o pone in dubbio l'effettiva esistenza del rito, Alain Boureau ne individua l'origine nella complessa cerimonia dell'incoronazione pontificale che durante il Medioevo si svolgeva nel palazzo del Laterano. Sulla matrice di questo rito antico, i cui significati originari già sfuggivano ai contemporanei, fiorisce la doppia credenza nella verifica virile e nella storia della papessa. Ma come è stato possibile che per cinque secoli la leggenda di Giovanna abbia potuto percorrere da un capo all'altro la cristianità, alimentando la perenne controversia sulla legittimità del potere papale da parte degli ordini mendicanti, poi degli eretici quattrocenteschi e infine di Lutero e del protestantesimo?
La decifrazione proposta da Boureau di questa vicenda sotterranea offre più chiavi di lettura, dalle feste di inversione carnevalesca alle lotte medievali contro l'influenza delle badesse: ma soprattutto ne identifica i motivi profondi in uno dei tabù più radicati e meno esplorati del cattolicesimo: il divieto del sacerdozio femminile, che sessualizza di per sé la figura del prete, e la contemporanea negazione della sessualità dei ministri di Dio. 

La Papessa” è il film su una donna arrivata a indossare il buffo cappello papale e a governare nel corrotto Stato Pontificio. Amante della cultura, amante della saggezza e amante degli uomini, diventa Papa quasi per caso e viene uccisa proprio perché troppo lontana dal modello di sovrano che piace tanto al carrozzone romano.
La storia di questa donna pare sia solo una leggenda, nata e prosperata per esorcizzare le paure della Chiesa riguardo il femminismo tanto odiato (tanti i riferimenti a Sant’Agostino) e riguardo la possibilità di portare un po’ di moralità nei palazzi romani (mostrati come perfetta sintesi di vizi capitali). C’è chi afferma invece che le vicende sono realmente avvenute e rappresentano un capitolo così imbarazzante per la Chiesa che ogni riferimento alla Papessa è stato eliminato totalmente dagli annali.
La papessa Giovanna (Johanna Wokalek) è difatti persona illuminata e sapiente, ma nel film queste doti non sono utilizzate per mostrare l’impatto che ha avuto sulla Chiesa e sulle sue ignobili pratiche, ma solo per mostrare la sua infanzia travagliata a causa di un padre dispotico, la sua crescita segnata dalla necessità di travestirsi per sembrare un uomo e il suo innamoramento con il conte Gerold (David Wenham) che, copulando con il papa, ha di fatto ha messo le corna a Dio stesso.
Le forti contrapposizioni morali tra la donna in abito talare e il resto dei viscidi manigoldi in tonaca sembrano messi in secondo piano per  favorire il racconto di un Beautiful” medioevale. Bastava mostrare come il potere femminile avesse esaltato quella parte del messaggio cristiano che non pensa solo a sofferenza, senso di colpa e mortificazione ma che riguarda amore, altruismo e empatia verso i fedeli. Invece tutto si incalana nel già visto, nel drammone storico e nel sensazionalismo spicciolo.

Giovanna nasce nell'anno del Signore 814, in un'epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite. Lei ha invece un forte desiderio di sapere, che cerca di soddisfare di nascosto con l'aiuto del maestro Esculapio. Divisa tra l'amore impossibile per un uomo e quello altrettanto impossibile per i libri, Giovanna sceglierà questa seconda via. Donna coraggiosa che cerca a tutti i costi di superare i limiti che il suo tempo le impone, è costretta a fuggire. Assume l'identità di suo fratello Giovanni, morto durante un'incursione vichinga, e si nasconde per dodici anni in un monastero benedettino, finalmente libera di leggere, studiare e capire i segreti delle arti e della scienza. Guadagnandosi grazie a questo inganno e alla devozione la fama di un grande e saggio erudito, e avanzando a grandi, incredibili passi nella gerarchia religiosa, Giovanna giungerà a Roma e infine diverrà papa, rinunciando in quel momento e per sempre al suo amore ritrovato, Gerardo. La papessa verrà poi, suo malgrado smascherata pubblicamente e tragicamente durante la solenne processione di Pasqua. I suoi successori faranno di tutto per cancellarla dai registri pontifici e la storia la dimenticherà. In bilico tra verità e leggenda, Giovanna resta tra i personaggi più controversi e affascinanti di tutti i tempi.

La leggenda, perchè di leggenda si tratta, così racconta.
Inizi del medioevo, in un paesino del nord Europa vive Johanna (Johanna Wokalek), una giovane ragazza figlia del prete del paese. L’uomo è spietato con la figlia ed ha in serbo per lei un destino dal quale Johanna si riesce a liberare grazie alla sua grande fede. Scappata di casa riesce, con le sue spiccate doti, ad entrare nella scuola della cattedrale di Dorstadt dove conosce il Conte Gerold (David Wenham), con il quale instaura subito un rapporto speciale, un amore presto ricambiato. E’ solo l’inizio delle lunge peripezie che Johanna dovrà affrontare. Per lavorare come medico nel monastero benedettino di Fulda dovrà infatti fingersi un uomo. Arriverà in seguito a Roma, curerà Papa Sergius (John Goodman) e riuscirà a fare carriera nelle gerarchie ecclesiastiche fino ad essere eletta papa.
Sino ad oggi la Chiesa ha sempre negato l’esistenza di questa “Papessa” che, con il nome di Johannes Anglicus, avrebbe regnato dall’853 all’855.
La storia di Papa Johanna sembra più un mito forse nato dalla satira antipapale, che ottenne un qualche grado di plausibilità a causa di certi elementi genuini contenuti nella storia.
Secondo la narrazione, era una donna inglese, educata a Magonza e vestita in abiti maschili che, a causa della natura convincente del suo travestimento, divenne un monaco con il nome di Johannes Anglicus. Venne eletta dopo la morte di papa Leone IV (17 luglio 855) in un’epoca in cui l’investitura del papa avveniva in modo fortuito, prendendo il nome di Giovanni VIII.
La papessa non praticava l’astinenza sessuale e rimase incinta di uno dei suoi tanti amanti. Durante la solenne processione di Pasquanella quale il Papa tornava al Laterano dopo aver celebrato messa in San Pietro, quando il Corteo Papale era nei pressi della basilica di San Clemente, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che portava il Pontefice. Il cavallo reagì, quasi provocando un incidente. Il trauma dell’esperienza portò “papa Giovanni” a un violento travaglio prematuro.
Scopertone il segreto, la papessa Giovanna venne fatta trascinare per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita nei pressi di Ripa Grande. Venne sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. Questa strada venne (apparentemente) evitata dalle successive processioni papali – anche se quando quest’ultimo dettaglio divenne parte della leggenda popolare, nel XIV secolo, il papato era ad Avignone, e non c’erano processioni papali a Roma.
Sempre secondo la leggenda, a Giovanna successe papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche. Benedetto III si considera abbia regnato dall’855 al 7 aprile 858. Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito utilizzato da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882).
Parte essenziale della leggenda è un rito mai svoltosi, ma fantasticato dal popolo e ripreso, con molto gusto, da autori protestanti del Cinquecento in chiave antiromana: s’immaginò che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo per assicurarsi che non fosse una donna travestita (o un eunuco). Questa verifica avrebbe previsto il sedersi su una sedia di porfido rosso dotata di un foro. I diaconi più giovani presenti avrebbero tastato quindi sotto la sedia per assicurarsi che il nuovo papa fosse stato un maschio.
« E allo scopo di dimostrare il suo valore, i suoi testicoli e la sua verga vengono tastati dai presenti più giovani, come testimonianza del suo sesso maschile. Quando questo viene determinato, la persona che li ha tastati urla a gran voce virgam et testiculos habet (“Ha il pene e i testicoli”) e tutti gli ecclesiastici rispondono: Deo Gratias (“Sia lode a Dio”). Quindi procedono alla gioiosa consacrazione del papa eletto. »
(Felix Hamerlin, De nobilitate et Rusticate Dialogus (ca. 1490)[2])
« Testiculos qui non habet Papa esse non posset »
(Francesco Sorrentino, Prova di Virilità ([3])
Il primo a pubblicare la leggenda fu il cronista domenicano Giovanni di Metz negli anni 1240, ripreso dal collega domenicano Martino di Troppau pochi anni dopo.
Come per tutti gli altri miti in generale, esiste una parte di verità, abbellita da uno strato di finzione. Una sedia simile esiste; quando un papa prendeva possesso della sua Cattedrale, San Giovanni in Laterano a Roma, si sedeva tradizionalmente su due sedie di porfido (la pietra degli imperatori, assimilata alla porpora), con la seduta aperta a ciambella. Il motivo di questi fori è oggetto di discussione, ma poiché entrambe le sedie sono più vecchie di secoli della storia della papessa Giovanna, essendo di età costantiniana, esse chiaramente non hanno niente a che fare con una verifica del sesso del papa. Si è ipotizzato che in origine fossero dei water romani o degli sgabelli imperiali per il parto che, a causa della loro età e origine imperiale, vennero usate dai papi, intenti a mettere in evidenza le loro pretese imperiali (come fecero anche con il loro titolo latino di Pontifex Maximus). Il D’Onofrio spiega invece convincentemente che il rito aveva carattere essenzialmente religioso: la sedia da parto simboleggia la madre Chiesa che genera i suoi figli alla vita eterna. Una delle due sedie è attualmente esposta nella sala chiamata Gabinetto delle Maschere, nei Musei Vaticani.
Molti autori fanno poi confusione con una terza sedia, di marmo e non di porfido, priva di foro, ancor oggi visibile nel chiostro annesso alla Basilica Lateranense, che è quella detta propriamente sedia stercoraria. La Teologia portatile o Dizionario abbreviato della Religione Cristiana di d’Holbach definisce irriverentemente (ed erroneamente) la sedia stercoraria come «sedia bucata su cui il pontefice appena eletto pone le sue sacre terga, affinché possa essere verificato il suo sesso, onde evitare l’inconveniente di una papessa». Nella Vita della papessa Giovanna, il Platina rammenta la sedia stercoraria in questi termini: «questa sedia è stata così predisposta affinché colui che è investito da un sì grande potere sappia che egli non è Dio, ma un uomo e pertanto è sottomesso alle necessità della natura».
Il mito della papessa Giovanna fu totalmente screditato dagli studi di David Blondel, uno storico e pastore protestante della metà delSeicento. Blondel, attraverso un’analisi dettagliata delle affermazioni e delle tempistiche suggerite, argomentò che nessun evento di questo tipo poteva essere avvenuto. Tra le prove che discreditano la storia della papessa Giovanna troviamo:
La tradizionale processione papale di Pasqua non passava nella strada dove la presunta nascita sarebbe avvenuta.
Non esiste alcun documento d’archivio su un tale La “sedia dei testicoli”, su cui i papi sederebbero per avere la propria mascolinità accertata, è di molto precedente all’epoca della papessa Giovanna e non ha niente a che fare con il requisito che ai papi vengano controllati i testicoli.
papa Leone IV (santo) regnò dall’847 fino alla sua morte nell’855 (e papa Benedetto III gli succedette nel giro di settimane), rendendo impossibile che Giovanna abbia regnato dall’853all’855.
Il momento della prima comparsa della storia coincide con la morte di Federico II, che era stato in conflitto con il papato. Gli storici concordano in generale che la storia della papessa Giovanna sia una satira anti papale ideata per collegarsi allo scontro del papato con il Sacro Romano Impero, facendo leva su tre paure cattoliche medioevali:
un papa sessualmente attivo
una donna in posizione di autorità dominante sugli uomini
l’inganno portato nel cuore stesso della Chiesa.
Ciò che potrebbe aver preso avvio come satira da presentare nei carnevali di tutta Europa, finì comunque per essere una realtà accettata a tal punto che alla papessa Giovanna fanno riferimento personaggi come Guglielmo di Ockham. Ella compare anche in alcuni elenchi di Papi, principalmente nel Duomo di Siena, dove la sua immagine appare tra quella dei veri pontefici. La leggenda acquisì supporto dalla confusione sull’ordine dato ai papi di nome Giovanni; siccome Giovanni è il nome di papa più usato, e alcuni Giovanni erano antipapi, ci fu confusione su quali numeri appartenessero ai veri papa Giovanni. A causa di ciò l’elenco dei Papi non comprende un papa Giovanni XX.
Alcuni suggeriscono che la carta della Papessa, uno dei trionfi (o arcani maggiori) nei Tarocchi, sia una rappresentazione della papessa Giovanna.
La papessa Giovanna è un film del 1971 di Michael Anderson, con Liv Ullmann nel ruolo di Giovanna, e con la partecipazione di Olivia de Havilland e di Trevor Howard nel ruolo di papa Leone.
Lo scrittore inglese Lawrence Durrell ha scritto un testo La Papessa Giovanna (pubblicato da Longanesi nel 1973, e ripubblicato in anni successivi da Sugar), in cui, in forma romanzata, cerca di ricostruire l’ambiente medievale nel quale sarebbe stato possibile che una fanciulla orfana adottata da un monaco e predicatore itinerante, travestita da fraticello per preservarne l’incolumità, e progressivamente edotta nella teologia, avrebbe fatto la carriera ecclesiastica fino a salire al soglio pontificio.
Più recente è il romanzo dell’autrice statunitense Donna Woolfolk Cross Pope Joan (1996), da cui è 

Nell'853 una donna sembra essere addirittura diventata papa, col nome di Giovanni VIII: la famosa Papessa Giovanna, appunto. Caduta da cavallo durante la processione di Pasqua, mentre era incinta di uno dei suoi amanti, partorì prematuramente e fu linciata dalla folla inferocita. Il suo successore Benedetto III ne cancellò la memoria storica, e il nome di Giovanni VIII venne riassunto qualche anno dopo da un altro papa. Ma per pararsi le spalle, da allora il neoeletto papa viene fatto sedere su un sedile bucato (come la sedia stercoraria in porfido su cui ancor oggi, si introna quando prende possesso di San Giavanni in Laterano), e proclamato solo dopo che un giovane diacono annuncia, dopo averlo tastato intimamente : Testiculus habet( ha le palle); al che i cardinali rispondono: Dedo gratias! ( meno male)" Dal libro "Perchè non possiamo essere cristiani (e men ched mai cattoci)" di piergiorgio Odifreddi.
Leggenda o realtà, è tutto da ridere
il film segue con precisione le tappe fondamentali nella vita di Giovanna, nata nell'anno 814 come unica figlia dopo tre maschi di un prete di campagna (nel primo Medioevo il celibato non era obbligatorio per i sacerdoti).
A differenza dei suoi fratelli, a cui spetta apprendere a leggere e scrivere (le donne dovevano rimanere illetterate in quanto si riteneva che non avessero un'anima!), la piccola Giovanna mostra di possedere un'intelligenza vivace e pronta e solo grazie all'apertura mentale di un saggio maestro riesce a sfuggire al suo destino di donna nelle mani di un padre brutale e rigido.
Giovanetta si invaghisce di un conte illuminato, ma poi dopo le violente incursioni dei Sassoni entra in convento al posto del fratello scomparso. Finisce così per intraprendere quel cammino che la porterà anni dopo a farsi acclamare vescovo di Roma.
La caratteristica principale di Giovanna è la saggezza e la capacità di guarire e capire il suo prossimo. La scrittrice Woolfolk Cross e il regista, di conseguenza, sposano il significato che viene dato nei tarocchi alla carta della papessa e cioè quello di simbolo di sapienza, contrapposto al principio maschile.
E’ sicuramente una di quelle letture da “divorare” a grandi bocconi. Per certi versi mi ha ricordato il narrare di Follet in  “I pilastri della terra”, nel raccontare certe barbarie del passato in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite.  Per altri versi poi un fugace ricordo l’ho avuto anche in “Il codice Da Vinci” di Dan Brown   nel trattare certi argomenti di chiesa e che la chiesa stessa, in questi secoli, ha cercato di insabbiare.
Ma non e’ tutto ciò che mi ha fatto riflettere e apprezzare in modo particolare questo scritto.
Quello che più mi ha colpito non e’ tanto la determinazione, la sete di conoscenza e la passionalità nei sentimenti di Giovanna, la protagonista.
Quello che mi ha fatto riflettere e’ piuttosto la coerenza e la perseveranza nel difendere e far conciliare, seppur malamente, due tipi di passioni che trovano entrambi fulcro nel cuore e nella mente.
La passione dettata dall’amore impossibile per un uomo e quella altrettanto impossibile per i libri e che, come unica strada per riuscire a studiare, la porta verso la vita monastica prima e addirittura papale poi facendosi passare per un uomo. Tutto questo la fa vivere in una sorta di “trasgressione”. Di per se il termine porta a pensare che chi se ne fa carico si trova nel torto andando contro al lecito pensare, credere ed agire. Giovanna invece, attraverso il suo personaggio fa percepire come pulito e puro qualsiasi fervore  contrapposto agli occhi di chi vuole vedere anche solamente poco più in la di un palmo dal proprio naso.
Ecco dove sta il bello, a mio avviso, in questo romanzo.
Io più in là è da un pezzo che  voglio vedere, a costo di andare contro, al costo di “trasgredire” a quel sistema che porta a uniformare pensieri, modi di agire e soprattutto modi di essere.

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